I mega-progetti che coinvolgono il territorio italiano sono innumerevoli, così come le obiezioni sollevate dai cittadini. Dopo l’investigazione sul TAV, seguiamo orme fossili in un tour adriatico e padano. Melendugno, Campobasso, Sulmona, San Vito Chietino, Recanati, Minerbio, Bordolano, Sergnano, Cornegliano Laudense: luoghi che si oppongono a mega-progetti fossili. Territori dal Salento, alla Lucania, al Molise, all’Abruzzo, alle Marche, all’Emilia, alla Lombardia rischiano di essere mutati geneticamente da infrastrutture che gli abitanti stessi non hanno avuto modo di scegliere e nemmeno di conoscere in anticipo. Colture agricole di eccellenza, patrimoni culturali, parchi, marine – il futuro di un’area così vasta è messo sotto ipoteca.
I 7 webdocumentari – in continuo sviluppo grazie agli aggiornamenti degli orgogliosi “nimby” che non vogliono nel cortile dietro casa ciò che non dovrebbe stare nel cortile di nessuno – aprono la strada alle prossime edizioni degli ebook.
Spigolatori di “selfie” di “nimby”, la nostra è certo una produzione dal basso, fatta per pubblicare e far scoprire a milioni di persone tre vette di conoscenza che i media da decenni annebbiano alla pubblica consapevolezza.
Tre vette di sapere,
dal basso!
La prima vetta che sorge dai discorsi “nimby” è quella di un sapere controinformativo che, chissà come, sfugge ai grandi giornali e anche a magistrati e controllori tecnici. Budget moltiplicati in corso d’opera seguendo interessi embedded nelle procedure. Partnership pubblico-private ove i rischi sono tutti pubblici, con emolumenti coperti da privacy. Combinati-disposti di leggi e leggine mai emersi alla pubblica conoscenza, procedure decisionali condizionabili e non tracciabili. I “nimby” a volte sembrano meglio informati della Corte dei Conti, più rigorosi del Consiglio di Stato, di certo più efficaci degli editorialisti nel prevedere e comunicare problemi.
Un’altra cima che si staglia all’orizzonte è costituita dalle connessioni tra presente e passato, tra qui e altrove: analogie, filiere relazionali, strumenti di forzatura decisionale e giuridica che collegano mega-progetti di ogni specie e tempo, dalla fu-TAV SpA alle più arrischiate opere odierne, dalle strettoie di Maastricht all’allargamento della Nato. Con l’investigazione del passato, i “nimby” di oggi riconoscono l’armamentario posto ora in atto dietro casa loro, trovano nella storia una maestra di resistenza, o quanto meno criteri di allarme verso incombenti fregature. Non scoppi di scandalo presto dimenticati, ma collegamenti razionali.
Terzo e più alto vertice, finalmente, è il sapere positivo, asseverabile, dei “nimby” che prendono la parola e narrano le visioni, concrete e fattibili, di infrastrutture adeguate al XXI secolo, utili e verdi, leggere e rispettose verso ambiente e persone. Sono i progetti “Davide”, destinati alla sconfitta sino a che le analisi costi-benefici sono truccate a favore dei “Golia” da promotori, finanza, politici, media. Risposte pratiche per un grande salto fuori dai combustibili fossili, per trasportare le merci su rotaia, per gestire i rifiuti a partire dalla loro drastica riduzione. Fondamenta di salute pubblica.
Contenuti mai visti, insieme, nella loro molteplice unitarietà. Una cognizione conquistata, una posizione organicamente evoluta. Questo, almeno, nel nostro intento.
La seconda parte dell’investigazione partecipata
Una volta acquistati TAV CHI SÌ e NOI NO FORZATI FOSSILI (due ebook al prezzo globale di cinque euro), il Lettore potrà navigare agilmente all’interno del database dell’investigazione (1+6 webdoc correlati), costruendo con i propri apporti una conoscenza sostanziale dell’universo delle grandi opere, delle sue modalità e distorsioni decisionali. Tutti gli aggiornamenti sono compresi nel prezzo sino a fine 2018.
Redazione di Trancemedia.eu